Alessandro Baricco, Seta


setaScritto da Alessandro Baricco e pubblicato nel 1996 da Rizzoli, Seta narra la storia di un giovane uomo di nome Herve Jouncour che vive in un piccolo paese francese di metà Ottocento e si guadagna da vivere vendendo bachi da seta. Sin da subito l’autore delinea in modo brillante il profilo psicologico e lo stile di vita del protagonista; punti importanti che lo scrittore torinese riesce, dopo una stupefacente descrizione, a riassumere in una sola e poetica asserzione: “era d’altronde uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla”.

L’imperante monotonia della vita del protagonista è però interrotta da una funesta epidemia di un virus che colpisce ed uccide la maggior parte dei bachi da seta dell’emisfero occidentale. Il forte bisogno di trovare una soluzione e, parallelamente, un’interessante proposta da parte di un suo caro amico, basteranno ad Herve per decidere di intraprendere un viaggio intercontinentale verso il Giappone alla ricerca di nuovi bachi e ad adottare un nuovo stile di vita tramite il quale, sulle dolci note della penna di Baricco, i lettori potranno assistere all’evoluzione psicologica del personaggio principale.

Herve porterà a termine il primo viaggio al quale ne seguiranno altri, durante i quali conoscerà una donna giapponese con la quale condivide un sentimento d’amore che non potrà mai essere consumato. Nella seconda parte del libro, l’autore, metterà in particolare risalto questo sentimento contrapponendolo a quello dello smodato, ma silenzioso, amore della moglie di Herve per quest’ultimo.

Quale è il messaggio di Baricco? La costante ricerca di qualcosa che ci è sempre mancato della quale ci si accorge troppo tardi affligge ogni essere umano? Un’esortazione a vivere la vita che inesorabilmente ci sfugge via prima che la si possa vivere appieno? I messaggi sono multeplici e la storia, intessuta di note dolci e amare, si risolve grazie al sorprendente e insospettato finale: una lettera di Helene, la moglie di Herve, per il protagonista conclude unendo splendidamente erotismo e tenerezza.

Il libro è dotato di una straordinaria capacità di irrompere nell’immaginazione del lettore per creare immagini dal sapore orientale, emozioni intense ma non ben definite, esplosioni di colori e riflessioni silenziose. Pare di leggere il copione di cortometraggio, tanto che elementi non trascurabili sono disegnati e colorati concretamente dall’immaginazione del lettore.

Infine, chiunque abbia letto questo breve ma straordinario libricino avrà sicuramente ancora in mente la grande voliera e gli uccelli dalle piume variopinte, il loro volo e la moltitudine di colori:
– Cosa sono?
– È una voliera.
– Una voliera?
– Sì.
– E a cosa serve?
Hervé Joncour teneva fissi gli occhi su quei disegni
– Tu la riempi di uccelli, più che puoi, poi un giorno che ti succede qualcosa di felice la spalanchi, e li guardi volar via.

Riccardo Stanganini

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