Il grande Giampaolo Rugarli, autore di romanzi, saggi e commedie, è scomparso malinconicamente il dicembre scorso. Il suo ultimo romanzo-meraviglia, pubblicato postumo nel marzo 2015 per Marsilio, si intitola, quasi ad indicare il compimento di un percorso esistenziale, Manuale di solitudine. Il libro più che un giallo, è un exploit di rappresentazione psicologica del genere umano e delle sue sfaccettature.
“Un bambino precipitò da un settimo piano e andò a sfracellarsi al suolo. Accadde alcuni anni fa e accadde pochi giorni prima delle festività natalizie. E accadde nello stabile dove io e mia moglie abitavamo da non so quanto tempo.” Così si legge nella prima pagina del romanzo: il figlio dei coniugi Bernasconi, tra l’altro deforme, senza un occhio e senza naso, muore prima ancora di aver iniziato a vivere. Questa è la prima di una serie di disgrazie che toccherà il condominio dal nome ambizioso, Le colonne d’Ercole, deturpandone la quiete. Nel condominio vivono la famiglia Bernasconi (coniugi, figlio – già morto tragicamente prima che il racconto inizi- e suocera di lei), il medico Decubito e la prostituta Beatrice, Nicola Atroce, il portinaio-filosofo appassionato di stelle, e un professore ormai in pensione, narratore della vicenda, e la moglie Irene.
Ogni personaggio, chi più chi meno, è all’interno di un peculiare disegno introspettivo; ognuno si chiede se la catena di eventi è il frutto di una serie di terribili coincidenze e se una maledizione ha colpito il condominio o se dietro tutto ciò c’è una mente acuta e malvagia. Ma i veri protagonisti sono loro, il professore in pensione e Irene. Lui, sognatore e incapace di mantenere relazioni umane profonde, si trova dentro un cerchio fuori dal quale non sa stare; un cerchio in cui ci sono lui, i suoi pensieri e la sua vita onirica, che gli dà sollievo e allo stesso tempo lo logora (“La solitudine è la mia estasi, ma pure la mia distruzione”). Lei, infermiera, rimasta orfana da piccola e affidata ad una zia, pare non essere stata mai amata e in grado di amare; generosa e sorale, ama la paura e il brivido. Quasi ogni giorno va al Luna Park vicino a casa e si diverte sull’ottovolante gridando “Aeroplano!”. La realtà è che ogni personaggio è vittima, e complice al tempo stesso, della propria solitudine.
Tra conferme e smentite, Rugarli, costruisce una trama di intrecci accattivanti che fonda le sue radici nelle personalità curiose e variegate dei personaggi. Attraverso una scrittura semplice ma fregiata di parole sempre tecniche ed esclusive, racconta con fermezza disarmante una vicenda dal gusto surreale e intimista.
Come il perfetto assassino ha sempre un movente per uccidere, così ne fornisco uno io per leggere questo libro: occupa solo un pomeriggio di lettura, tanto la curiosità di arrivare fino in fondo è più forte della necessità di fare una pausa; leggetelo e ne rimarrete estasiati.
Rebecca Romanò